Non sono pochi quelli che, quando pensano al Natale, per prima cosa gli vengono in mente le vetrine illuminate dei negozi, le città addobbate di tutto punto e, magari, anche le “corse” da affrontare per arrivare a comprare i regali in tempo.
Altri, invece, specialmente le buone mamme di famiglia, pensano alle fatiche da sostenere per la preparazione del Cenone con tutte le conseguenze caloriche che ne derivano!
Ma c’è un simbolo del Natale che più di tutti gli altri, in questo periodo, ci aiuta a riflettere: è il Presepe; solo un grande innamorato del Signore come san Francesco d’Assisi lo poteva ideare e realizzare. Era, infatti, l’anno 1223 quando, a Greccio, san Francesco, chiese aiuto ad un amico perché venisse rappresentata dal vivo la scena della Natività di nostro Signore Gesù Cristo.
E noi, a otto secoli esatti di distanza, ci ritroviamo stasera in questo incantevole parco della nostra bella Acquedolci, insieme, per rivivere la stessa emozione di quel momento con l’intima consapevolezza però di non limitarci a rievocare semplicemente qualcosa di lontano rispetto alla nostra vita di ogni giorno, come uno dei tanti pali rievocativi che si svolgono, durante l’anno, in ogni parte d’Italia.
Noi, invece, stasera avremo la gioia di poter assistere alla rievocazione di un “fatto”. Ricorderemo – cioè “riporteremo nel cuore” – quella notte di oltre duemila anni fa’ nella quale è nato un Bambino che praticamente ha tagliato l’intera storia dell’umanità in due: “prima” della Sua nascita e “dopo” la Sua nascita.
Infatti, anche chi sa poco o nulla di questo speciale Bambino, scrive una email o guarda il calendario calcola gli anni a partire da quello della Sua nascita e chi la domenica riposa un’ora di più o non va a lavoro lo fa perché ogni domenica si ricorda la Sua risurrezione!
Questa sera il “fatto” del Natale del Signore ci verrà riproposto in questo splendido scenario della nostra villa comunale. Lo vogliamo ribadire ancora: non ci troviamo di fronte ad una asettica rappresentazione di un qualcosa di accaduto tanto tempo fa che non ha niente a che fare con la nostra vita.
Al contrario, ad ognuno di noi stasera viene offerta una preziosissima oppurtunità: vedere con gli occhi di carne quello che in uno sperduto villaggio della Palestina è successo come espressione dell’infinito amore di Dio per l’intera umanità: Dio che in Gesù “si abbassa” verso la vita dell’uomo fino ad arrivare a sceglierne la fragilità. Quante volte lo abbiamo cantato in chiesa: “Dio si è fatto come noi, per farci come lui”. Proprio così: Dio, in Gesù, si fà uomo perché l’uomo possa finalmente diventare – per pura grazia – figlio prediletto di Dio.
Questa sera l’allestimento del presepe vivente, frutto dell’appassionata collaborazione di quanti si sono lasciati amabilmente coinvolgere, ci aiuta a ricordare, non solo un fatto del passato, ma un fatto del presente: Dio vuole rinascere nelle nostre vite, nei nostri bambini, nelle nostre case.
Lasciamoci conquistare il cuore dallo stupore e finiremo per scoprire, con sorprendente meraviglia, che davvero l’amore è possibile, che Natale non è solo emozione che passa e, spesso purtroppo, tanta confusione, ma essenzialità e bellezza, di fronte a ciò che realmente conta nella vita.
Si può anche non essere cristiani, ma non si può non amare, perché l’amore che si dona, l’amore che si offre senza ragionare troppo sul contraccambio, l’amore che è capace di fare passi indietro per la riuscita della pace: questo amore appartiene a tutti gli uomini, è universale. E chi non ama, non è uomo! Punto.
Lasciamo allora che i nostri cuori si lascino affascinare da un Dio che vagisce come un comune bambino che, guardandoci negli occhi, viene a chiederci stasera:
Mi vuoi davvero bene?
C’è posto per me nel tuo cuore?
Vuoi lasciarti illuminare dalla mia luce e dalla mia gioia?
I nostri cuori divengano veramente la culla che ospiterà il Salvatore del mondo.
E allora Betlemme non si troverà solamente in Giudea, ma sarà anche laddove ci saranno cuori che pulsano d’amore per il Signore e per i suoi fratelli.
Che il profumo di Betlemme si possa respirare anche qui ad Acquedolci, in questa nostra giovane comunità le cui potenzialità dobbiamo tutti quanti saper scoprire, valorizzare, custodire, amalgamare e condividere fraternamente.
L’esperienza di questa sera è semplicemente un gustosissimo assaggio di quell’armoniosa fraternità che dall’amore di Gesù e per Gesù potremo saper attingere, ogni giorno, ispirazione, forza e stile per una vera e propria “convivialità delle differenze”.
p. Enzo Smriglio
