Le suore arrivarono ad Acquedolci negli anni ’30 perché fu loro affidato l’edificio dell’Asilo Infantile Città di Palermo.
STORIA (da Città-Giardino: il piano di Acquedolci, di P. Faranda)
Dopo la frana dell’8 gennaio 1922 il sen. Giuseppe Lanza di Scalea, in qualità di sindaco di Palermo, presiede un comitato civico “pro disastrati di San Fratello”. Grazie alle sottoscrizioni il comitato palermitano raccoglie circa 200.000 lire e decide di finanziare un’opera pubblica sul terreno promesso in donazione dal barone Francesco Cupane. Nel 1925 il generale Antonino Di Giorgio e il sen. Giuseppe Lanza di Scalea si adoperano presso l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno, presieduta dal principe Doria, per predisporre la gestione dell’asilo infantile che dovrà essere edificato nel terreno donato dal barone Cupane, situato a monte del nuovo piano regolatore, a sud della chiesa madre. Nel 1927, espletate le pratiche della donazione, conferisce l’incarico di progettazione e direzione dei lavori al prof. ing. Salvatore Caronia Roberti, che invia al senatore il progetto il 26 luglio 1927. Nel febbraio 1928 i lavori di costruzione sono appaltati all’impresa Salvatore Bolone. I lavori sono ultimati nel 1929 ma l’asilo verrà aperto al pubblico solo nel 1932, grazie all’intervento della signora Valentina Rousseau, vedova del sen. Scalea morto nel 1929, e della signora Norina Whitaker, vedova del generale Di Giorgio morto il 17 aprile del 1932. L’Asilo venne così formalmente consegnato al Comune di San Fratello nel 1932 dal Podestà di Palermo, Michele di Spadafora.
Nella cappella situata al pian terreno dell’edificio, il 4 giugno 1932, don Giovanni Minozzi (fondatore con padre Giovanni Semeria dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno, entrambi spesso in visita a San Fratello) celebra una messa in onore di S.E. Di Giorgio.
La cappella fu eliminata agli inizi degli anni ’70, quando l’asilo fu trasformato in edificio scolastico. I marmi sono conservati nei magazzini parrocchiali.


Antonino Di Giorgio (San Fratello, 22 settembre 1867 – Palermo, 17 aprile 1932), generale e politico italiano, ministro della guerra del Regno d’Italia
Sophia Juliet Emily Eleanora Whitaker (1884-1954) detta Norina, figlia di Caterina Scalia e Joseph Isaac Spadafora Whitaker (detto Pip) appartenente a una ricca famiglia della borghesia inglese trapiantata in Sicilia all’inizio del XIX secolo


Giuseppe Lanza Branciforte Mastrogiovanni Tasca, nobile dei Principi Lanza di Scalea (Palermo, 18 gennaio 1870 – Palermo, 20 ottobre 1929), sindaco di Palermo (1929-1924) e senatore del Regno (1924-1929)
Valentine Rousseau (1883-1943), nobildonna francese figlia del barone Alfred, già console di Francia a Palermo.






(foto Salvatore Gerbino)



(foto da Il mio Paese si chiama Acquedolci…)

(foto Francesco Sciambarella)

(foto Francesco Sciambarella)

(foto Francesco Sciambarella)

(foto Francesco Sciambarella)
La nuova casa, quella attuale, fu aperta nell’anno 1972 grazie alle donazioni delle famiglie D’Amico e Manasseri.
Maria Teresa D’AMICO (n. 11.8.1872 -m. 7.10.1961, figlia di Ferdinando e Maria Savoja), moglie del dottor Innocenzo LATTERI, proprietario del palazzo, insieme al fratello, avvocato Francesco.
[Aveva una sorella Serafina e tre fratelli: Benedetto, Vincenzo ed Antonino. Antonino fu segretario comunale e Benedetto (13 luglio 1861 – 17 maggio 1940) delegato con delibera podestarile n. 40 del 5 aprile 1927 alle funzioni di ufficiale di stato civile e alla direzione dei servizi di polizia urbana e rurale; precedentemente con delibera n. 239 il cav. D’Amico era stato nominato presidente della deputazione dell’Asilo infantile di San Fratello, carica che ricopre fino al 19 settembre 1934 quando, a seguito delle sue dimissioni, verrà sostituito dall’Avv. Alfio Lo Cicero] (dalle note di “Città Giardino: il Piano di Acquedolci” di P. Faranda).
Luigi GAGLIANI
Serafina MANASSERI




foto dell’archivio dell’Istituto dei padri Giuseppini
Da sempre la Casa si occupa di accoglienza di minori disagiati e della scuola per l’infanzia alla quale possono accedere bambini d’ambo i sessi, di età compresa dai due anni e mezzo ai sei anni. Le suore sono attivamente presenti anche in Parrocchia.
Le Madri Superiori sono state:
suor Marcella
suor Antida
suor Antonietta
suor Rosanna
suor Raffaelina Morello
suor Florida
suor Olimpia
suor Paolina Sant’Angelo
…
Casa della Fanciulla “Gagliani – Manasseri”
Scuola Materna “Maria Teresa D’Amico”
indirizzo: via Ricca Salerno 59, 98070 Acquedolci
telefono: 0941 726135; e-mail: ist.mtdamico@libero.it
Suore Riparatrici del Sacro Cuore

Madre Isabella de Rosis appartiene a quella schiera di anime elette, che, nel secolo scorso, mentre si diffondevano tante teorie contrarie alla fede, diedero vita a non pochi Istituti Religiosi, dedicati all’educazione cristiana della gioventù. Nata il 9 giugno 1842 a Rossano da nobile famiglia, trascorse alcuni anni nel collegio delle Clarisse di S. Chiara in Napoli, ove pose le basi della sua formazione spirituale e maturò la vocazione religiosa. Svolse a Rossano un intenso apostolato per la diffusione del culto al S. Cuore di Gesù, di cui era molto devota. Superato il forte contrasto con i familiari, si orientò verso la Congregazione delle Figlie della Carità, ma le sue condizioni di salute non le consentirono di seguire quella strada. Nel 1875, dopo non poche difficoltà, fondò a Napoli l’Istituto delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore e nel 1906 ottenne il decreto di lode.
La sua salute era precaria, fu sempre sorretta da una non comune forza di animo. Ebbe un carattere forte ed una volontà tenace, che le consentirono una intensa attività spirituale e apostolica. Benché di ricca e nobile famiglia, visse nell’umiltà e nella povertà, sull’esempio di Gesù. Nei Ricordi, n. 29, scrive: “In ciclo sapremo i nostri titoli di nobiltà, e colui che avrà eletto d’essere quaggiù il più povero e il più sconosciuto per amore di Dio, sarà allora il primo, il più nobile ed il più ricco“.
Rigida con se stessa, volle che anche le sue Religiose seguissero un tenore austero di vita. Morì nella casa madre di Napoli l’11 agosto 1911.
La Spiritualità
La devozione al S. Cuore segna l’iter spirituale, percorso dalla de Rosis. La devozione, intesa e integralmente praticata, è un mezzo efficace di perfezione e di santificazione, come riconoscono i numerosi documenti pontifici da Pio IX a Giovanni Paolo II. Sviluppa infatti nell’anima l’amore per il Signore, che ci amò fino all’immolazione sulla croce. Frutto di tale amore sono l’esercizio delle virtù, la preghiera, la consacrazione e la riparazione delle offese, che tanti uomini, con il peccato arrecano, al Cuore di Cristo.
La de Rosis assimilò e fece suo lo spirito della riparazione. La sua spiritualità è dominata dalle espressioni caratteristiche di essa: l’amore, la pratica delle virtù, la preghiera, la consacrazione, la penitenza e la riparazione. Visse non per sé, ma per il Signore e per la salvezza delle anime, nello sforzo continuo di dimenticare se stessa per piacere solo a Dio, mantenendo il suo cuore libero da tutte le cose terrene, unicamente occupata nel pensiero di servire Dio, nel compimento perfetto della sua volontà, affinché Gesù regnasse sovrano assoluto nel suo cuore. Volle essere “vittima di amore”, per riparare le innumerevoli offese recate dagli uomini alla bontà infinita di Dio. Nel primo testo della Regola (1877), il cap. XIII: Del voto di riparazione, dichiara: ” Le povere Riparatrici si considerano come vittime offerte in olocausto, sull’ Altare del Sacro Cuore di Gesù, bruciando in quel fuoco di carità, per la salvezza delle anime e per la riparazione dei tanti oltraggi, che riceve quel Cuore Divino”. Esonerata ormai dall’incarico di superiora generale, sola ed abbandonata in una camera della casa madre di Napoli, nei Ricordi scriveva: “Isabella, ti sia dolce la vita in quest’angolo appartato, lungi da ogni cosa: il tuo Dio vuoi cosi, e l’anima tua si tenga sul Calvario innamorata di Gesù Crocifisso”. L’anima della riparazione è l’amore, che fa portare la croce, insieme a Gesù, senza sentirne il peso, anzi con gioia. A questo ideale volle che fosse legato il suo Istituto, denominandolo appunto Suore Riparatrici del Sacro Cuore.
Carisma e Opere
Il Carisma delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore è la riparazione. Esse hanno la stessa sublime missione riparatrice, compiuta da Nostro Signore Gesù Cristo, che cercano di attuare, con una vita tutta ricolma di puro e ardente amore per Dio e per le anime loro affidate, nelle specifiche opere di carità apostoliche. Le Suore lavorano nelle opere sociali: Catechesi nelle parrocchie, assistenza agli anziani, aiuto nelle Chiese povere, formazione cristiana, insegnamento, dai piccoli alle scuole superiori, curando sempre e ovunque i più poveri soprattutto in terra di Missione. La Suora svolge tutto in spirito di Amore e Riparazione unita al Cuore di Gesù, Primo e Grande Riparatore. A 132 anni dalla loro Fondazione, la presenza delle Suore Riparatrici ha varcato i confini italiani, raggiungendo il Venezuela, prima terra di Missione, le Filippine, la Columbia, l’Argentina e l’India meridionale. Terre da cui il Signore ha donato alla Congregazione numerose vocazioni.
Preghiera per la beatificazione della Venerabile Serva di Dio ISABELLA de ROSIS
Fondatrice delle Suore Riparatrici del S. Cuore
Padre infinitamente santo, Cristo tuo Figlio ha attirato al suo
Cuore la Venerabile tua serva Isabella de Rosis, e l’ha guidata
lungo i sentieri dolorosi, per fare di lei la Riparatrice appassionata.
T’imploriamo, Padre, di glorificarla ottenendoci, per sua
intercessione, la grazia che ti domandiamo, perché possa
risplendere davanti a tutti, come modello di virtù evangeliche.
Te lo chiediamo per mezzo di Cristo e in comunione con Maria,
alla quale Isabella affidò se stessa e le sue figlie: le suore
riparatrici del Sacro Cuore.
Tu, Padre, vivi e regni in unità con il Figlio e con lo Spirito,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen