Dopo i diversi tentativi fatti a più riprese dai farisei e degli scribi per mettere alla prova Gesù, nella pagina evangelica di questa domenica è Gesù che, rivolgendosi “alla folla e ai suoi discepoli”, mette in evidenza lo stile ipocrita di queste due ragguardevoli categorie del popolo di Dio le quali, vengono descritte, in estrema sintesi, come persone che “dicono e non fanno”.

Se c’è qualcosa che c’infastidisce spontaneamente è l’incontrare persone che contraddicono con la vita quanto, poco prima, hanno affermato solennemente a parole. Un antico adagio latino recita: “Verba docent, exempla trahunt”, che tradotto letteralmente vuol dire: le parole insegnano, mentre gli esempi trascinano.

In pratica sono i “fatti” a dare maggiore credibilità alle parole.

Sant’Antonio di Padova, in un suo discorso, attribuisce l’efficacia dell’eloquenza nel parlare quando a parlare sono “le opere”. E aggiunge: “cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere”.

E con un monito perennemente valido lo stesso Sant’Antonio osserva: “inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina”.

Viene da pensare a quanti, a vario titolo, abbiamo responsabilità educative: sacerdoti, genitori, insegnanti, catechisti.

Mettiamoci bene in testa che non è sufficiente parlare o insegnare.

È necessario dare prima di tutto il buon esempio.

Non a caso la maggior parte dei fallimenti educativi è provocata dalla mancanza di credibilità di chi proclama a parole certi principi sacrosanti cui, purtroppo, non segue la coerenza della vita.

Sant’Ignazio di Antiochia ammoniva: “meglio essere cristiani senza dirlo anziché dirlo senza esserlo”.

Un altro deleterio atteggiamento è quello di fare le cose “per essere ammirati dalla gente”.

Purtroppo non mancano gli esempi di quanti operano più per convenienza che per convinzione.

Agire solo per farsi vedere dagli altri è pura ipocrisia, cosa assolutamente riprovevole agli occhi del Buon Dio che s’accorge sempre cosa realmente muove il cuore di ognuno.

L’insegnamento con il quale si chiude il brano evangelico della 31a Domenica del Tempo Ordinario riguarda, infine, lo stile del servizio che deve contraddistinguere in ogni circostanza ogni buon di­sce­polo: “chi tra voi è più grande, sarà vostro servo” – dice Gesù – e aggiunge: “chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.

Non dimentichiamo mai che ė semplicemente ridicolo ritenersi superiori agli altri, mentre accettarsi per quello che ognuno è realmente è il modo più convincente per dimostrare di aver fatto propria la logica dell’autentico servizio che si caratterizza sempre per la dedizione silenziosa e la generosità disinteressata, che rifugge da qualsiasi ostentata esibizione.

p. Enzo Smriglio